(foto Marco Pomella)
(foto Marco Pomella)

CAMAIORE. Hanno inviato 150 lettere alla direzione di Poste Italiane. Per chiedere che gli uffici di Valpromaro (ma anche quello di Casoli) non siano soppressi. E, ovviamente, non hanno ricevuto risposta alcuna.

Per questo il comitato paesano di Valpromaro, che non è certo intenzionato a mollare di un centimetro la sua protesta per scongiurare che uno dei pochi servizi rimasti in paese scompaia, ha scritto anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si appellano alla “comprensione e alla ragionevolezza” della massima carica dello Stato, perché possa intercedere per evitare il peggio. Il tutto in attesa della riunione di lunedì, in Municipio a Camaiore, che vedrà partecipare lo stesso comitato assieme al sindaco Alessandro Del Dotto e ai vertici regionali di Poste Italiane. Anche il sindaco Del Dotto è parso molto deciso, nell’ultimo incontro avuto con lo stesso comitato, ad evitare la chiusura degli uffici postali. Interventi a sostegno dalle protesta anche da parte di Udc e Psi.

Questa la lettera, firmata dal presidente del comitato Iacomo Menchetti, indirizzata a Giorgio Napolitano:

“Signor Presidente,

sono Iacopo Menchetti, un giovane ventitreenne residente a Valpromaro, frazione collinare del Comune di Camaiore in Provincia di Lucca, e sono da pochi mesi presidente del Comitato paesano di questa frazione. Da sempre, come del resto altri miei coetanei, partecipo alla vita della comunità, impegnandomi per non disperdere quel grande patrimonio culturale, sociale, paesaggistico, storico e artistico che le nostre piccole realtà hanno saputo custodire fino ad oggi, nonostante i grandi cambiamenti in atto nella società.

“La zona in cui abito si trova nell’ alta valle della Freddana, affluente del Serchio, nella parte più orientale del comune di Camaiore, ed è caratterizzata dalle ultime propaggini delle Alpi Apuane e da un sistema collinare che su di esse si innesta, e che da un lato scende dalla parte della Versilia, dall’altro degrada verso la piana di Lucca. Su questo sistema orografico assai complesso si trovano circa dodici paesi, frazioni dei comuni di Camaiore, Massarosa, Pescaglia e Lucca; si tratta di sistemi insediativi di piccole dimensioni, di suggestiva rilevanza ambientale e paesaggistica, di origini molto antiche, in cui permangono importanti attestazioni storico-artistiche, e dove risiede una popolazione di oltre duemila abitanti.

(foto Pomella)
(foto Pomella)

 “Dopo questa breve e inevitabile descrizione del contesto in oggetto, arrivo al problema che mi ha spinto a contattarLa. Nella prima metà del mese di Luglio siamo venuti a conoscenza, a mezzo stampa, della volontà da parte dell’azienda Poste Italiane S.p.a. di dar seguito a un piano di tagli alle zone di recapito e agli uffici postali che ci riguarda direttamente. Oltre infatti alla soppressione di tre zone di recapito nel Comune di Camaiore, viene prevista anche la chiusura dell’ufficio postale di Valpromaro, presente in paese fin dal 1929, finora regolarmente funzionante sei giorni su sette al mattino, con un’unica impiegata.

“Il servizio postale, così come gli altri servizi pubblici (la scuola dell’infanzia e la scuola primaria o i mezzi di trasporto pubblici), rappresentano un presidio irrinunciabile per la nostra popolazione, che come avrà capito risente di quell’isolamento tipico delle realtà rurali, lontane dai centri produttivi e dai poli nevralgici dei servizi. Una popolazione in maggioranza anziana, ma in cui per la verità non mancano nemmeno i giovani, che popolano questo territorio e mantengono con impegno e con amore questi paesi in cui hanno scelto di rimanere o trasferirvisi.

Consapevoli del gravissimo e irreparabile danno sociale che si troverebbero a patire queste comunità, i cittadini si sono immediatamente organizzati nel tentativo di dar luogo ad una protesta in grado di far valutare più attentamente all’azienda la situazione del nostro ufficio. Infatti, da quel che è giunto a noi, unicamente a mezzo stampa (visto che alle numerose lettere e ai diversi contatti con la dirigenza locale di Poste non ha mai fatto seguito alcun tipo di risposta diretta), il nostro ufficio di Valpromaro è ritenuto improduttivo, malgrado serva una clientela molto ampia composta da residenti delle frazioni collinari e da clienti in transito sulla SP 1 Lucca-Camaiore. Quotidianamente si rivolgono allo sportello dell’ufficio più di cento utenti.

“Questo criterio di mero guadagno economico pare essere l’unica voce presa in considerazione per la selezione degli uffici da chiudere. E così la cittadinanza resterebbe priva di un servizio essenziale, in una zona difficile per conformazione geografica, in cui i servizi pubblici non raggiungono tutte le frazioni, con un’utenza in prevalenza anziana e in difficoltà con gli spostamenti, nella pressoché totale assenza di mezzi alternativi per l’espletamento dei servizi essenziali erogati dagli sportelli postali, sia per quel che riguarda le comunicazioni (visto che non è disponibile un servizio di banda larga o ADSL), sia per quel che concerne le pratiche di riscossione o pagamento.

“Gli uffici postali più vicini, San Martino in Freddana nel Comune di Pescaglia, Camaiore e Massarosa distano da un minimo di otto chilometri per le frazioni di fondovalle a un massimo di diciotto per le più alte località collinari.

 “In un quadro come quello che Le ho sin qui illustrato si andrebbe a inserire la scellerata decisione di Poste Italiane S.p.a., azienda che come è noto, chiude il 2011 con un utile di oltre 800 milioni di euro, e che nonostante ciò non esita ad applicare drastici tagli al servizio, creando inoltre non pochi problemi anche sul fronte dei lavoratori. A tale proposito le organizzazioni sindacali hanno fatto sentire la propria voce in opposizione a questo disegno dell’azienda.

“La cittadinanza di questa terra che con sacrificio ha deciso di investire in uno di questi paesi la propria vita, ha tutto il diritto di poter godere al pari di ogni altro cittadino di quei servizi indispensabili e universali, fra cui rientra anche quello postale, che in zone come queste rappresentano un baluardo di socialità e un presidio irrinunciabile per il territorio.

“Mi appello insieme ai miei compaesani alla Sua comprensione e ragionevolezza: non si privino le realtà collinari o di campagna dei servizi minimi funzionali alla permanenza dei loro abitanti; non si uccidano sull’altare della produttività le conquiste di uno stato sociale che ha rappresentato finora un valido strumento di tutela del territorio e un’affidabile garanzia di equità sociale; non si escluda definitivamente per queste zone rurali, attraverso simili scelte depressive, la possibilità di uno sviluppo all’insegna della valorizzazione delle risorse locali, culturali e ambientali.

“Si adoperi Signor Presidente, per la salvaguardia dei servizi essenziali, di quelle appendici vitali per lo Stato e indispensabili per le comunità, ancor più in tempi di ristrettezze e cambiamenti come quelli che stiamo vivendo. Non gliene saranno grati solo questi duemila cittadini, ma l’intero paese”.

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